Bokeh Vs Composizione

Per la prima volta mi avventuro in articolo rivolto principalmente agli appassionati di fotografia. L’appassionato di fotografia è una strana specie umana che si fissa su determinati aspetti tecnici, e spesso perde di vista il quadro d’insieme. E’ normale, ci siamo passati tutti, vogliamo sperimentare le tecniche apprese, e il contenuto dei nostri scatti passa in secondo piano. Vorrei parlarvi del bokeh, lo sfocato artistico, e di come spesso rischia di diventare controproducente. Non mi piace scrivere in termini troppo tecnici, quindi tenterò di parlare di bokeh vs composizione nella maniera più semplice e immediata possibile. Auguratemi in bocca al lupo!

Mi rivolgo soprattutto agli appassionati di fotografia perché condividendo lo stesso amore istintivamente provo un certo affetto, li considero già degli Amici. Spesso purtroppo questi Amici sono vittime volontarie delle strategie di marketing più disparate, in quanto ben disposti a considerare indispensabile questo o quell’attrezzo perché ha questa o quella caratteristica che in quel momento, per loro, è irrinunciabile.

Da qualche anno ormai i video su YouTube e gli articoli dei blog puntano molto sul famoso Bokeh, ovvero la qualità della sfocatura. Fino a pochissimi anni fa la sfocatura dello sfondo serviva a isolare il soggetto e veniva usata in maniera creativa, ma una sfocatura in fin dei conti era una sfocatura, e il più delle volte veniva vista più come una difficoltà che come un pregio. Mettere a fuoco per bene il soggetto infatti non era facile e una profondità di campo (PDC) troppo sottile rischiava di complicarla ulteriormente.

I banchi ottici, le lastre, il medio formato, permettevano di isolare il soggetto in qualsiasi contento. Anzi, il problema semmai era riuscire ad avere a fuoco tutti gli elementi importanti. Nel 35mm invece si aveva già una profondità di campo più gestibile, ma il 35mm era apprezzato per la sua portabilità e spesso veniva usato in contesti di reportage o di viaggio o di street photography, in cui si aveva poco tempo per pensare e comporre la scena, poco tempo per mettere a fuoco, e soggetti spesso e volentieri in movimento. Concomitanza di fattori che rendeva la messa a fuoco un’operazione piuttosto difficoltosa, che richiedeva addestramento e tecnica.

Oggi i sistemi di messa a fuoco automatica rendono possibile avventurarsi PDC estremamente ridotte senza rischiare di perdere il fuoco nel punto in cui è indispensabile che ci sia. Ma se adesso è molto più facile abbondare con il bokeh significa che dovremmo farlo il più spesso possibile?

Alcuni sostenitori del bokeh ritengono che un’immagine con il soggetto nitido e lo sfondo così sfocato da risultare indecifrabile sia più professionale perché nei film si fa così. Attribuiscono alla PDC proprietà cinematografiche, per cui se si vuole che le fotografie o i video risultino cinematografici,  si deve ridurre al minimo la PDC.

Ma sarà vero? Fino a un certo punto.

Bokeh vs Composizione Nel Cinema

È vero che il cinema usa spesso la profondità di campo per isolare il soggetto, ma molto di rado arriva agli estremi a cui assistiamo oggi nella fotografia di ritratto o nel cosiddetto Wedding Cinema. Al contrario, la Fotografia Cinematografica è sempre stata molto attenta al rapporto che si instaura tra il soggetto e l’ambiente che lo circonda. L’ambiente è usato per raccontare non soltanto la storia ma anche gli stati d’animo che i protagonisti vivono. Ne consegue che lo sfondo deve essere decifrabile, anzi, spesso è la chiave di tutta la composizione della scena.

L'avventura (Monica Vitti)
Bokeh vs composizione
L’eclisse (1962) – Michelangelo Antonioni

Il bokeh è sinonimo di immagine cinematografica? Non credo proprio. La profondità di campo è uno degli strumenti che un autore può usare per dare all’immagine il significato giusto. Uno dei tanti. Un cineasta non si chiede se l’immagine che sta creando sia cinematografica, ma si concentra su come raccontare una storia attraverso la fotografia. Il risultato è un’immagine cinematografica perché sta usando quel mezzo, ma è il suo cinema, la sua fotografia, il suo modo d’interpretare le cose.

Vitelloni al bar.jpg
I “vitelloni” al Bar (1953) – Federico Fellini, Collegamento

Il Bokeh Come Scorciatoia

Sfocare fino all’inverosimile rende tutto più facile. Se lo sfondo è indecifrabile non c’è più bisogno che sia bello o adatto. Si può fotografare ovunque, senza curarsi del rapporto tra gli oggetti della composizione, tanto alla fine saranno ridotti a una soffice massa indistinta.

Imparare ad armonizzare gli elementi in primo piano con lo sfondo non è semplice. Tuttavia se si ricorre al bokeh in maniera indiscriminata ed eccessiva, si rischia di ottenere l’effetto opposto. Invece di apparire più professionali rischiamo di rendere le nostre composizioni fastidiose e prive di contesto.

L’approccio che ritengo più adatto per chi inizia è quello di esercitarsi a fotografare con pochissimo sfocato, quindi con una PDC piuttosto ampia. Questo ci costringe a tenere in considerazione lo sfondo e ad armonizzarlo con il nostro soggetto. Un’ottimo allenamento!

Il Bokeh Come Strumento Creativo

Anche lo sfocato può assumere forme e colori utilizzabili creativamente all’interno della composizione. Quando il bokeh cessa di essere una scappatoia per uno sfondo poco piacevole può diventare uno strumento molto efficace.

Le luci cominciano ad allargarsi e ad assumere forme più o meno circolari, i colori cominciano a sfumare delicatamente l’uno sull’altro creando un’atmosfera onirica. È qui che iniziamo a notare le differenze tra un obiettivo e l’altro, e che la spesa richiesta per un bokeh più raffinato può iniziare ad avere senso.

Quando guardiamo un’area sfocata di un’immagine possiamo osservare diverse caratteristiche della lente come la rotondità delle “bolle di sfocato”, la presenza di strati simili a quelli di una cipolla, la morbidezza dei contorni e così via. Personalmente la caratteristica che apprezzo di più è la maniera in cui l’obiettivo riesce a rendere le sorgenti luminose. Mi piace particolarmente quando la sorgente luminosa viene disegnata in maniera morbida e pulita, con una sfumatura graduale e senza sbalzi verso le aree più scure. Purtroppo per me, questa caratteristica particolare si trova solo in alcune lenti piuttosto specializzate.

Come spesso accade quando si parla di Fotografia, Cinema e di Arte in genere non esistono regole assolute. Nessuna tecnica, nessuna caratteristica, nessuno strumento si può definire buono o cattivo. Tutto dipende da come lo si usa. Il bokeh può essere un trucchetto da usare quando lo sfondo non ci piace, può essere usato in maniera creativa oppure, se eccessivo e immotivato, può essere soltanto causa di mal di stomaco.

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